lunedì 6 luglio 2009

Levelland - rassegna stampa

















MUCCHIO EXTRA

Il linguaggio di Cerbone continua a essere ancora piacevolmente slegato dall'impostazione troppe volte fredda del critico musicale, riuscendo a far rivivere piccole odissee di band nate quasi per caso tra i resti di una piccola città mineraria o di un sobborgo industriale
Carlo Babando - Mucchio Extra n°35 Inverno 2011




FILM TV
Che cosa si ascolta nell'America profonda? Country, certo, ma non solo. A stretto contatto con umori e passioni del Midwest o del Sud sono cresciute rock'n'roll band importanti, che il folk tradizionale non l'hanno rinnegato ma anzi, reinventato. Di loro scrive Fabio Cerbone nel libro Levelland
Mauro Gervasini - Film TV n°40, ottobre 2009




L'obiettivo, perfettamente raggiunto da Fabio Cerbone, è quello di immergere in quel vaso e introdurre ad un movimento, se così lo si può chiamare, che ancora non mostra cedimenti.

Edoardo Frassetto - Rockerilla 347/348. luglio-settembre 2008



Levelland – Nella Periferia Del Rock Americano, che è il suo terzo libro e viene dopo un Easy Ryders (2005) dedicato alle aspirazioni sconfitte della controcultura rock dei '60 e un Fuorilegge D'America ('07) consacrato allo spirito ribelle che accomuna i criminali leggendari del vecchio West agli iconoclasti anti-Nashville della musica country, consta di quasi duecento pagine volte a sviscerare e analizzare il concetto di cui sopra con un acume critico nient'affatto comune. Vorrei addirittura suggerire che potrebbe trattarsi del libro di una vita, poiché dalle sue righe trapelano senza mezzi termini un affetto smisurato per la materia trattata e numerose sensazioni, ricordi e ragionamenti che non si faticano a reputare assolutamente cruciali per la storia personale dell'autore. Ma non fraintendetemi, qui non siamo di fronte a un blog o a una fanzine tirati per le lunghe, né a un semplice catalogo delle predilezioni di Fabio: qui ci sono otto ricognizioni che partono ogni volta da un preciso perimetro geografico e da una o più band che in quella striscia di terra sono nate, per poi estendersi a più ampie riflessioni sui percorsi di chi a un certo punto s'è messo ad aggredire la tradizione locale – il foklore profondo della nazione stessa – non per sputarvi in faccia, bensì per concepire un domani dove le “radici” fossero stimoli per guardare avanti e non rami secchi da scostare ai margini della strada [...] La “provincia”, in questo libro, è quasi una categoria dell'anima, un'astrazione in cui si incontrano l'idea di periferia dell'impero (ovvero l'alterità rispetto alle grandi metropoli dove tutto accade) e al tempo stesso l'attaccamento a un passato rurale tutt'altro che mitico o perduto ma reale, concreto, ancora ricco di intuizioni e prospettive. [...] Le pagine di Levelland, grazie anche all'abilità narrativa del titolare, scorrono come un appassionante racconto di formazione, con al centro di tutto la necessità di trovare un'accettazione di sé e del proprio piccolo, grande universo (qualcuno la chiama ancora redenzione) che passa, canta e avvince attraverso la musica.
Gianfranco Callieri - Buscadero, giugno 2008

CARU'.COM
Fabio Cerbone, direttore del sito musicale Roots Highway e collaboratore di Buscadero, è uno dei più attenti conoscitori della giovane musica Americana. E con questo libro, che tratta in profondo le gesta di Uncle Tupelo, Wilco, Whiskeytown, Calexico, Drive By Truckers, Jayhwaks, Bottle Rockets ed altri, porta a termine la sua opera migliore e più approfondita.

Paolo Carù - http://www.caru.com/

ROCKOL
Cerbone approccia ogni band in modo semplice ed efficace, innanzitutto contestualizzandola geograficamente e storicamente, poi percorrendone la carriera con pochi (ma utili) cenni biografici e molti richiami a canzoni e soprattutto a testi, che ne chiariscono orizzonti e prerogative. "Levelland" ha il pregio di essere poco agiografico, nel tracciare le parabole dei gruppi, preferendo un taglio più documentaristico che monografico che elimina - per nostra fortuna - ogni retorica [...] Per chi già conosce il panorama "marginale" americano, "Levelland" è un ottimo compendio per ordinare (ed eventualmente riscoprire) le gemme nascoste del sottobosco rock a stelle e strisce, mentre per i neofiti questa potrebbe essere un'ottima occasione per approfondire la conoscenza di uno scorcio particolarissimo ed estremamente affascinante che - decisamente - non merita di rimanere nascosto.
Rockol - http://www.rockol.it/libri.php?idlibro=592

ROOTSHIGHWAY
Levelland di Fabio Cerbone è in questo senso un libro coraggioso, perché racconta di quella volta in cui la cultura americana si è invece fatta piccola, statica, e - usando un termine che è tutto nostro - "provinciale". [...] Levelland racconta il tutto sia con il piglio accessibile a tutti del romanzo storico, sia con quel taglio un po' specialistico che lo rende anche una valida guida all'ascolto, utile sia per chi già conosce anche i protagonisti più oscuri della vicenda, quanto ovviamente - e questa è forse la speranza/scommessa più grande - per le nuove generazioni. Non sta a noi dare un giudizio sul libro: Cerbone qui gioca in casa. Quello che ci preme sottolineare è come Levelland sia a tutti gli effetti il vero manifesto programmatico del sito Rootshighway, perché racchiude tutto l'amore per il "grande piccolo" che anima questa webzine, e perché definisce alla perfezione il termine "outsider" posto in copertina del libro. E ovviamente anche perché racconta di una musica straordinaria

Nicola Gervasini - http://www.rootshighway.it/levelland.htm


L'invito è di scoprire questi interpreti, di capire la loro storia e di appropriarsi delle loro canzoni. Si potrà così seguire un viaggio ideale che dala cultura popolare americana si manifesta ora nelle "small town", nei piccoli bar, nelle cantine, sui palchi polverosi e periferici della nuova cultura rock, ultimo baluardo di autenticità.
Tiziano Cantatore - Mototurismo 172, luglio-agosto 2009


EXCURSUS.ORG
"Uno straordinario viaggio alla periferia del rock Usa"
Cerbone prima dopo o durante ogni storia, oltre a narrare le vicissitudini artistiche della band di turno, fa anche ampie panoramiche sulla cultura popolare, sulle caratteristiche peculiari e sui retroscena storici delle città e degli Stati in cui sono ambientate queste storie, per cui la lettura diventa non solo un viaggio prettamente musicale per appassionati del genere (o curiosi in procinto di scoprirlo), ma anche e soprattutto un immergersi nella cronaca, nella storie di tutti i giorni e negli usi della grande periferia americana, stimolando una naturale curiosità per questo dark side statunitense. Una duplice occasione, quindi, per un testo dinamico e avvincente che si presta a frequenti riletture, fungendo in definitiva anche da guida alla scoperta di un genere (per la verità poco conosciuto in Italia) e soprattutto di un modus vivendi all’insegna della musica delle radici… nella periferia del rock americano
Segnalazioni su:


- "Cremaonline" - www.cremaonline.it/articolo.asp?ID=8698
- "Il Cittadino", giovedì 16 luglio 2009
- "Il Resto del Carlino", domenica 7 giugno 2009
- "La Voce di Rovigo", lunedì 8 giugno 2009
- "Vinilmania Magazine", maggio 2009




3 commenti:

Francesco ha detto...

L'ho letto in vacanza e mi è piaciuto assai. Per colpa tua adesso sono moralmente obbligato a metter mano al portafoglio e colmare alcune mie lacune discografiche. Una sola piccola critica: secondo me è troppo incentrato attorno agli Uncle Tupelo. Di altri artisti (ad esempio i Lucero o Chris Knight) hai raccontato un decimo di quello che hai raccontato di Farrar e Tweedy.
Ho pure trovato tre o quattro errorini di stampa: te li segnalo qui oppure li hai già tutti?

Fabio Cerbone ha detto...

Eh be', ma gli errori di stampa guarda sono inevitabili, davvero: nonostante tutta la buona volontà nel lavoro di correzione delle bozze, qualcosa sfugge sempre

Per la questione Uncle Tupelo hai ragione ma...è voluta la cosa! Assolutamente impossibile non incentrare su di loro la "sceneggiatura" principale del libro, per me tutto è nato con loro e dovevano avere un posto speciale

Francesco ha detto...

Si, lo so che gli errori sono inevitabili. Penso di non aver mai trovato un libro in vita mia che non avesse almeno un errore di stampa. Però conoscerli può sempre essere utile per future ristampe.